V domenica del tempo ordinario – anno c

07-02-2025

V  DOMENICA  DEL  TEMPO  ORDINARIO  (anno C)

Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

9  Febbraio  2025

 

“La predicazione di Gesù da Nazareth (cfr. Lc 4,16) a Cafarnao (cfr. Lc 4,31) si estende alle città attorno al lago di Tiberiade (o di Gennesaret), e Gesù quale profeta continua a dispensare la parola di Dio ad ascoltatori che aumentano ogni giorno, fino a diventare una vera e propria folla che fa ressa, premendo per stargli vicino e raccogliere le sue parole. In quella calca, Gesù vede due barche ormeggiate sulla spiaggia, perché i pescatori erano scesi e stavano pulendo le reti dai detriti risaliti dalle acque del lago insieme ai pesci. Pensa allora di salire su una delle due barche, quella appartenente a Simone, e lo prega di allontanare un po’ la barca da riva, così da farne una sorta di ambone da cui proclamare la parola di Dio. La scena è di per sé eloquente: Gesù “parla la Parola” – scrive letteralmente Luca – e come seme la getta verso terra (la spiaggia) nel cuore degli ascoltatori lì radunati (cfr. Lc 8,4-15); ciò che nella sinagoga è un ambone solenne, una cattedra, qui è la barca di Simone, la barca della chiesa…” (cfr. Enzo Bianchi).

Terminata quella predicazione, Gesù si rivolge a Simone, iniziando un dialogo che segnerà per sempre la sua vita.

“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”: Questo comando di Gesù sembra insensato, non ragionevole, perché Simone e i suoi compagni hanno faticato tutta la notte precedente senza pescare nulla, ma Simone mette da parte le sue certezze di pescatore e risponde che sulla Sua Parola getterà le reti.

L’affermazione di Simone è straordinaria perché esprime l’essenziale, il cuore della fede cristiana che consiste in una adesione fiduciosa e profonda a Gesù, un’obbedienza alla Sua Parola.

“Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”: Simone chiama i compagni dell’altra barca perché venissero ad aiutarli. “Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare”. Egli dinanzi a ciò che è accaduto si getta alle ginocchia di Gesù dichiarando: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Ci troviamo di fronte alla stessa esperienza fatta dal profeta Isaia che, di fronte alla santità di Dio, esclama: “Povero me, uomo impuro, che ha visto il peccato!” (cfr. 6, 5). L’incontro autentico con Dio e con Gesù, Colui che ci ha narrato in maniera definitiva Dio, coincide con la presa di coscienza di ciò che l’uomo è realmente, accade un vero e proprio svelamento della condizione di fragilità dell’uomo. Quando nella vita accade questo incontro, che ti porta alla presa di coscienza di ciò che siamo, si apre la possibilità di un vero cammino di conversione, di vita nuova.

Infatti Simone, dopo aver fatto questa esperienza, viene chiamato da Gesù ad una missione: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

L’esistenza di Pietro cambia radicalmente: da pescatore di pesci diventa pescatore di persone, cioè tramite di uomini e donne al Signore.

È bello constatare che Gesù affida questo compito a Simone proprio nel momento in cui questi riconosce la sua inadeguatezza. Gesù non sceglie i migliori secondo i pensieri o la logica umana, perché nel momento in cui una persona, al di là delle sue fragilità o della sua vulnerabilità, accetta la proposta che Gesù gli fa, da quel momento occorre soltanto fidarsi e affidarsi. È il primato della presenza di Cristo, della Sua Grazia, in colui che si dichiara disponibile alla sua missione.

Il Vangelo di questa Domenica termina con una annotazione che, nella sua brevità, riassume il senso di un’intera vita: i tre pescatori “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”.

Gli uomini che dichiarano la disponibilità a seguire Gesù dicendogli di “si”, rinunciano al loro lavoro professionale, abbandonano la famiglia e la casa, ma tutte queste rinunce trovano il loro senso proprio in quell’incontro con Gesù che ha cambiato la loro vita, il loro sguardo sulla realtà, la loro prospettiva.

“Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l’uomo non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non possiamo con le opere”(S. Filippo Neri).

Rinunciare per il Signore significa fiorire, riempie la vita.

Provare per credere!

È accaduto a me, a te e a tanti altri.

Buona Domenica.

 

   Francesco Savino

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