V DOMENICA DI PASQUA
At 14, 21-27; Sal 144; Ap 21, 1-5; Gv 13, 31-33. 34-35
Domenica 18 Maggio 2025
Lasciandoci in questa Domenica interrogare dal Vangelo, siamo consapevoli che esso ci consegna due parole importanti relative alla realtà di Gesù e al suo testamento prima di morire: la gloria e l’amore.
La gloria. Giuda esce dal cenacolo e Gesù è convinto che sta andando a tradirlo. In questo contesto di morte, mentre la sua vita è minacciata, Gesù dichiara: “Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in Lui. Se Dio è stato glorificato in Lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”.
In cosa consiste questa gloria? Nel mondo ebraico la gloria indica il peso specifico di una cosa, ovvero il valore. Gesù identifica la gloria con la sua passione, morte e Resurrezione. Nell’“ora” della sua passione e della sua morte si manifesterà la sua gloria, il valore vero di questa morte. Sulla croce Gesù manifesta la sua gloria proprio perché è la sua più alta manifestazione di amore gratuito ed incondizionato per l’umanità, per noi. La Resurrezione non sarà altro che il suggello, il valore immenso della sua passione e morte. Che differenza sostanziale tra la vanagloria che è l’autoaffermazione di sé, il darsi le arie, la ricerca smisurata del successo personale e la gloria di Gesù che è dono di sé gratuito senza se e senza ma, il suo amore! Si impone una domanda evidentemente a noi tutti: quale gloria noi cerchiamo?
Nella seconda parte del Vangelo di questa V Domenica di Pasqua Gesù ci consegna, mentre sta per “andare via”, l’amore, in greco agape, sintesi di tutta la sua vita e cifra del suo testamento. L’agape, l’amore, indica innanzitutto l’amore di Dio che si differenzia dall’amore come amicizia e dall’amore attrattivo di due persone: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Sostiene sapientemente padre Giancarlo Bruni: “L’Amore non può che comandare amore. Nuovo perché? In ragione della persona che lo porge, la novità Gesù, e in ragione del suo concreto articolarsi, alla maniera di Gesù, il quale traduce l’amore con il quale il Padre lo ama in termini di precedenza, di inclusione, di totalità e di libertà. Ama per primo e senza condizioni, indipendentemente cioè dal merito e dalla risposta dell’uomo esponendosi allo scacco (1Gv 4,10); una unilateralità che comprende amici (Gv 15,13) e empi (Rm 5,8) di ogni dove, senza esclusioni (Gv 19,20) dunque, e senza misura, fino al dono di sé nella libertà: «Do la mia vita… da me stesso» (Gv 10,17-18). E il tutto in mitezza e umiltà (Mt 11,28), lo stile di Gesù. Una novità che dà forma alla «nuova alleanza» Dio – uomo, nuova perché fondata e normata dall’amore di Dio apparso in Cristo, di cui i discepoli coinvolti devono essere memoria, annuncio e testimonianza”.
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete l’amore gli uni per gli altri”: la credibilità degli amici di Gesù, che tentano di vivere oggi alla sua sequela, la credibilità delle nostre comunità cristiane, l’autenticità delle relazioni tra i preti, e tra i preti e le comunità, tra i preti e il Vescovo, tutto trova la sua verità nell’agape, nell’amore, quell’amore che ha caratterizzato tutta l’esperienza umana di Gesù.
“Già nei primissimi secoli, come ricorda Tertulliano, sorgeva un’espressione di stupore nei pagani che per la prima volta venivano in contatto con i cristiani: “Vedi come si amano fra loro e sono pronti a morire l’uno per l’altro” (Apologetico, XXXIX,7). Bellissima anche la testimonianza di Aristide: «Se tra i cristiani qualcuno è povero o indigente, ed essi non hanno il necessario per soccorrerlo, digiunano due o tre giorni al fine di inviare il cibo a questi bisognosi» (Aristide, Apologia 15,7; testo del 130 d.C. circa). Sono testi che ci fanno riflettere e chiedere: gli altri, vedendo noi, vedendo me, possono dire altrettanto?” (cfr. Missionari della Via).
Lasciamoci convertire dall’amore, da quell’agape che dice totalità e infinito, contempliamo il crocifisso consapevoli che lì l’amore ha trovato la sua massima espressione, ha trovato la sua “gloria”.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino