V DOMENICA DI QUARESIMA (anno C)
Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
5 Aprile 2025
In questa V Domenica di Quaresima ancora una volta il Vangelo ci interpella sulla Misericordia, tema centrale in questo cammino quaresimale.
Prima di entrare in dialogo con il Vangelo mi sembra veramente opportuno e sapiente partire da una considerazione preliminare di padre Gaetano Piccolo SJ sui cosiddetti professionisti del giudizio: “Coloro che indagano morbosamente le presunte perversioni degli altri, sono generalmente coloro che non riescono ad accettare la perversione ben più grave in loro stessi. A volte ci meravigliamo e restiamo scandalizzati davanti all’efferatezza del giudizio, davanti all’aggressività travestita da giustizialismo, davanti alla volontà di distruggere senza misericordia. Cosa c’è dietro questi atteggiamenti? C’è la fatica di entrare in contatto con il proprio male. È un modo per difendersi: se queste persone, anche solo per un attimo, vedessero il male che si portano dentro, ne sarebbero travolte! Hanno bisogno perciò di combattere l’oggetto che è fuori di loro, negli altri, pensando così di gestire la perversione che si portano dentro: in realtà fanno male agli altri e non risolvono il loro problema! È più facile illudersi di gestire ciò che è fuori di noi piuttosto che affrontare quello che c’è dentro di noi”.
Nella pagina del Vangelo di questa Domenica, infatti, mentre Gesù, seduto nel Tempio, annuncia la Parola, “gli Scribi e i Farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio”… per “metterlo alla prova”.
I Vangeli annotano sempre che gli avversari di Gesù tentano di metterlo in contraddizione con la legge, per accusarlo di bestemmia e quindi di processarlo. Questa volta il tranello non riguarda l’interpretazione della legge ma una donna, che viene strumentalizzata come un caso giuridico, sorpresa in adulterio e trascinata con forza davanti a Lui da quanti vigilano sull’adempimento della Torah e sulla obbedienza ad essa dovuta. Questi uomini, esperti della Legge, collocano la donna in mezzo a tutti dichiarando: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
Annota Enzo Bianchi: “La loro dichiarazione sembra ineccepibile, ma in realtà è parziale: la Legge, infatti, prevede la pena di morte per entrambi gli adulteri (cfr. Lv 20,10 e Dt 22,22) e attesta la stessa pena, mediante lapidazione, per un uomo e una donna maritata caduti in adulterio (cf. Dt 22,23-24). Ma dov’è qui l’uomo, l’adultero, colpevole quanto la donna? La durezza della pena prevista si spiega con il fatto che l’adulterio è una smentita della promessa creazionale di Dio e una grave ferita all’alleanza stipulata dalla coppia umana (cfr. Ml 2,14-16). Ecco dunque che i gelosi custodi della Legge, irreprensibili in apparenza e ritenuti dalla gente uomini religiosi autorevoli, per la loro visibilità ostentata (cfr. Mt 23,5), chiedono a Gesù: “Tu che ne dici?”. Tale domanda mira a coglierlo in contraddizione: se Gesù non conferma la condanna e non approva l’esecuzione, può essere accusato di trasgredire la Legge di Dio; se, al contrario, decide a favore della Legge, perché allora accoglie i peccatori e mangia con loro (cfr. Mc 2,15-16 e par.; Lc 15,1-2)?”
Entrando sempre più in un dialogo profondo con il testo, constatiamo che Gesù è da solo di fronte a questi uomini religiosi. In mezzo una donna in piedi, nella infamia più totale. Non c’è possibilità di considerare la storia di questa donna, i suoi sentimenti! Per i suoi accusatori ella è una adultera, è il suo peccato. Gesù si china e si mette a scrivere col dito per terra e in questo modo si inchina alla donna che è in piedi, senza dire una parola, tutto in silenzio. Molto si è discusso e si è interpretato sul gesto di Gesù! Mi sembra, comunque, irrilevante! Gli accusatori insistono nell’interrogare Gesù. Gesù si alza e, senza rispondere direttamente alla domanda degli accusatori, fa una affermazione che è oggettivamente anche una domanda: “Chi di voi è senza peccato getti la pietra contro di lei”.
Gesù, dopo aver fatto questa dichiarazione, torna a scrivere per terra. La sua affermazione pedagogicamente inchioda gli accusatori dell’adultera perché chi può dirsi senza peccato?
Egli conferma la Legge secondo cui il testimone dev’essere il primo a lapidare il colpevole, ma al tempo stesso, il testimone dev’essere per primo senza peccato.
Indubbiamente la donna ha peccato in modo evidente e pare che i suoi accusatori non abbiano peccati evidenti ma, in verità, avranno peccati nascosti. Pertanto con quale autorevolezza lanciano le pietre contro la peccatrice? Solo Gesù, senza peccato, poteva scagliare la sua pietra, ma non lo fa. La sua Parola efficace impedisce a quegli uomini di fare violenza in nome della Legge. Il Vangelo annota che gli accusatori di quella donna, dopo aver ascoltato la dichiarazione di Gesù, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Gesù è solo e la donna è ancora lì in mezzo.
Dice sant’Agostino: “Rimasero solo loro due, la misera e la Misericordia”. Gesù non condanna e con la Sua misericordia dona alla peccatrice la possibilità di cambiare: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”, cioè va’ verso te stessa e non peccare più.
“Gesù non è venuto tra di noi per giudicare e condannare – come dirà poco dopo: “Io non giudico nessuno” (Gv 8,15) – ma per annunciare la misericordia, per fare misericordia eseguendo fedelmente e puntualmente la giustizia di Dio, che è giustizia giustificante (cfr. Rm 3,21-26). Chiamato a scegliere tra il castigo per l’infrazione della Legge e la misericordia, Gesù sceglie la misericordia senza contraddire la Legge. Quest’ultima è essenziale quale rivelazione della vocazione umana che Dio ci rivolge; ma una volta che il peccato ha infranto la Legge, a Dio resta solo la misericordia, ci insegna Gesù. Nessuna condanna, solo misericordia! Infatti, ogni volta che egli ha incontrato un peccatore lo ha liberato dai suoi peccati e non ha mai praticato la giustizia punitiva. Ha pronunciato inviti alla conversione, avvertimenti in vista del giudizio, ma non ha mai castigato nessuno, perché sapeva discernere la volontà di Dio che non vuole la condanna del peccatore ma fa misericordia perché si converta e viva” (Enzo Bianchi).
Augurando a tutti una Domenica positiva e bella, lasciamoci attrarre dalla Misericordia di Dio evitando di essere anche noi, come dice padre Gaetano Piccolo SJ, professionisti del giudizio.
✠ Francesco Savino