Il Gesù delle beatitudini del Vangelo di Domenica scorsa porta in questa Domenica alle estreme conseguenze il suo ragionamento e raggiunge la vetta della proposta cristiana: “Siate misericordiosi, come il Padre Vostro è misericordioso”.
Siamo invitati a vivere la misericordia di Dio che umanamente sembra irraggiungibile ma non nella logica e nella prospettiva del regno di Dio e della sua giustizia.
Se ci pensiamo bene, nella logica umana è giusto tutto ciò che è reciproco: amo chi mi ama, voglio bene a chi mi vuole bene, presto denaro a chi me lo restituisce.
Passiamo tutta la vita come “funamboli sospesi nel vuoto” cercando di rimanere sempre in equilibrio.
Ci teniamo in equilibrio con i compromessi, con la diplomazia e spesso con l’ipocrisia. Calcoliamo sempre la reciprocità dei comportamenti degli altri nei nostri confronti.
Le letture di questa Domenica sono invece un forte richiamo a spezzare questo equilibrio, fondato sempre e comunque sulla reciprocità.
Davide, nella Prima Lettura, rinuncia a fare del male a Saul, suo acerrimo nemico, pur essendo nelle condizioni di poterlo fare.
Gli equilibristi sono in fondo gli uomini della reciprocità.
“Abbiamo fatto della reciprocità un valore portante della nostra cultura, dell’educazione, delle buone maniere, ma certamente la reciprocità non è un concetto evangelico. Gesù ci invita ogni volta a uscire da queste dinamiche da partita doppia, da questa mentalità da ragionieri, in cui la mia risposta è sempre misurata su quello che ho ricevuto io dall’altro. Alla reciprocità Gesù sostituisce l’eccedenza. Rimanere sul piano della reciprocità significa rimanere in una logica pienamente umana, precludendosi la via del Vangelo. Saremo degni di gratitudine quando avremo strappato la partita doppia, quando non ci aspetteremo più dall’altro risposte adeguate a quello che noi abbiamo investito, quando prima del rispetto dei nostri diritti, ci impegneremo nel compiere il nostro dovere: «E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro» (Lc 6,31). Come volete, non come fanno! Trasformiamo il nostro desiderio verso noi stessi in azione nei confronti degli altri, spezziamo l’equilibrio, giochiamo d’anticipo!” (cfr. P. Gaetano Piccolo S.J.).
Dio con noi non fa l’equilibrista, si comporta in modo asimmetrico ed eccedente. Dio non ci tratta secondo i nostri meriti: “Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe” (Sal 102, 10). In questa logica di Dio amare i propri nemici, benedire quelli che ci maledicono, prestare senza sperare nulla … è possibile. È la logica dell’anti reciprocità, della gratuità, del dis-inter-esse !
Una domanda oggi deve graffiare la nostra coscienza, il nostro cuore pensante: le nostre azioni sono ispirate dal criterio della reciprocità oppure sono basate sulla gratuità e sulla dimensione asimmetrica?
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino