XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno B)
Gb 38,1.8-11; Sal 106; 2 Cor 5,14-17; Mc 4,35-41
20 Giugno 2021
Secondo il Vangelo di Marco, Gesù, dopo aver annunciato il regno di Dio, passa all’altra riva del mare di Galilea: dalla terra di Israele alla terra abitata dai pagani.
Perché questa decisione così coraggiosa?
Perché deve annunciare la misericordia di Dio anche alle genti. Mentre Giona, chiamato da Dio ad andare nella città pagana di Ninive, fugge in direzione opposta, Gesù, l’inviato da Dio, il Padre, sale su una barca con i suoi discepoli per andare tra i pagani.
“Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena”, ma Gesù dormiva “sul cuscino, a poppa”.
“ … Per gli ebrei il mare era il grande nemico, vinto dal Signore quando fece uscire il suo popolo dall’Egitto (cf.Es14,15-31); era la residenza del Leviatan, il mostro marino (cfr. Gb 3,8; Sal74,14); era il grande abisso che, quando scatenava la sua forza, impauriva i naviganti (cfr. Sal 107,23-27). Ed ecco che la potenza del demonio si manifesta in una tempesta di vento, che getta le onde nella barca e tenta di affondarla. È notte, è l’ora delle tenebre, e la paura scuote quei discepoli, che non riescono più a governare la barca. Il naufragio sembra ormai inevitabile, eppure Gesù, a poppa, dorme …” (cfr. Monastero di Bose).
I discepoli, angosciati, decidono di svegliare Gesù gridando: “Maestro, non ti importa nulla che siamo perduti?”.
Alla mancanza di fede dei discepoli, Gesù supplisce con la sua potenza: “minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!»”.
Questo intervento di Gesù ha un grande significato simbolico. Nella esistenza personale e comunitaria, spesso viviamo “ore di tempesta” e immaginiamo che Dio è assente, è addormentato o distratto e non ascolta il grido di lamento. Anche se ci riteniamo credenti maturi, nelle situazioni davvero problematiche, chiediamo a Dio: “Dove sei? Perché non intervieni? Perché ci hai abbandonato?”.
In tante circostanze, come questa della minaccia del Covid-19, siamo simili a quei discepoli nella barca sul mare in tempesta.
Gesù rimprovera anche noi: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Egli constata che i discepoli lo ascoltano, e lo seguono ma non hanno fiducia in Lui, perché la loro adesione al Maestro non è ancora radicale. Di fronte al richiamo duro di Gesù e al suo gesto quasi di esorcismo con cui “blocca” il vento e il mare, essi, sono presi da grande timore e si chiedono: “Chi è dunque costui che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
Sappiamo che i discepoli, quando arriverà l’ora della passione e morte di Gesù, travolti dagli eventi, fuggiranno perché la loro fede non reggerà la paura.
“Quando Marco scriveva il suo vangelo e lo consegnava alla chiesa di Roma, la piccola comunità cristiana nella capitale dell’impero era nella tempesta e regnava in essa una grande paura, tale da impedire a quei cristiani la missione presso i pagani. Così Marco li invita a non temere l’“uscita” missionaria, li invita a conoscere le prove che li attendono come necessarie (cfr. Mc 10,30); prove e persecuzioni nelle quali Gesù, il Vivente, non dorme, ma è in mezzo a loro. La tempesta sul mare di Galilea è una metafora della lotta contro le potenze del male, lotta che Gesù Cristo ha vinto” (cfr. Monastero di Bose).
Il Vangelo di questa Domenica ci guida alla conversione nella fiducia radicale in Gesù.
Ci potrà essere utile cercare la risposta a queste due domande: Qual è il nostro livello di fiducia in Gesù e nel Padre quando attraversiamo momenti agitati e problematici? Abbiamo il coraggio di rischiare oppure, per comodità o convenienza o paura, non passiamo “all’altra riva”?
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino