Lasciamoci interrogare, come sempre, in questa XIV Domenica del Tempo Ordinario, dalla Parola di Dio, soprattutto dal Vangelo e iniziamo con alcune domande e riflessioni di don Gaetano Piccolo, che mi sembrano significative per comprendere Gesù nella sua esperienza di incomprensione e incredulità da parte dei suoi famigliari e conoscenti: “Avete mai fatto caso alle simpatie o antipatie immediate che nascono in noi quando incontriamo una persona per la prima volta? In genere ci facciamo un’idea di qualcuno a prima vista, in base alle nostre esperienze, ai ricordi, alle paure o ai vantaggi che ne possiamo trarre. Diciamo pure che tendiamo per lo più a mettere etichette sulle persone. È un principio di economia, ci serve a risparmiare energie. Classifichiamo le persone, le incaselliamo, con l’illusione di poterle gestire meglio. Questo atteggiamento diventa molte volte una forma di violenza e di manipolazione perché non lasciamo all’altro la libertà di crescere e di esprimersi, ma lo costringiamo a stare dentro i nostri schemi”.
Questa dinamica spesso è presente negli ambienti a noi più cari, più famigliari, per esempio all’interno di una relazione di coppia, nel rapporto tra genitori e figli, in un contesto che pensiamo del tutto amicale. Questo modo di essere e di comportarci, di mettere “etichette”, si nota anche nel nostro rapporto con Dio, con suo figlio Gesù: pensiamo di conoscerlo totalmente, diamo del tutto scontato il suo rapporto con noi e non gli permettiamo di sorprenderci. Neghiamo a Dio la libertà di meravigliarci e di stupirci. Può capitare spesso a chi vive una fede stanca, ripetitiva, che ha perso il gusto di cercare, ma capita anche più spesso a chi si ferma a un’immagine stereotipata e folcloristica di Dio. Al contrario chi si avvicina a Dio con onestà e desiderio si accorge di non conoscerlo mai abbastanza: Dio sorprende e si sottrae a ogni etichetta per quanto brillante possa essere.
Il capitolo 6 del Vangelo secondo Marco che iniziamo a leggere in questa Domenica, evidenzia soprattutto questa delusione nella conoscenza di Gesù. Questo capitolo viene spesso indicato come “crisi galilaica”. Proprio in Galilea, nella sua terra, nel luogo a lui più famigliare, Gesù fa l’esperienza della incomprensione, di non essere creduto. La gente, a partire dai suoi famigliari e dai suoi parenti, ritiene di conoscerlo molto bene perché lo hanno visto crescere e quindi sono molto refrattari a lasciarsi stupire e guarire da Lui. Questo accade, spesso, proprio a coloro che frequentano di più, che non si lasciano stupire dalla imprevedibilità di Dio. Dalla sua creatività! Ci aspettiamo di vedere l’azione di Dio sempre secondo i nostri parametri, quelli di cui abbiamo già fatto esperienza e che conosciamo meglio. Il Vangelo di questa Domenica ci provoca a mettere in discussione, direi in crisi, il nostro modo di porci dinanzi all’azione di Dio, perché non siamo disponibili ad ascoltare una parola profetica, una parola nuova che ci scomoda. Vorremmo sempre un Gesù che viene a confermare le nostre idee, le nostre sicurezze, senza comprendere che quando la fede diventa accomodamento e tranquillità vuol dire che non è più una fede autentica. “Gesù ci fa vedere in questi versetti come Dio entra nella normalità della condizione umana per scuoterla: entra nella sinagoga, legge la parola, si mette in relazione, si prende cura delle malattie dell’uomo. Eppure questo non ci basta. Quale immagine di Dio stanno cercando i concittadini di Gesù? Cosa si aspettano da Dio? In che modo Dio dovrebbe rivelarsi per dargli credito? Qui Gesù prende atto del suo fallimento apostolico: la gente è talmente incredula da impedirgli di agire. Sì, è la nostra mancanza di fede che impedisce a Dio di agire. Gesù non ignora questo fallimento. Si rende conto che il suo messaggio non è passato. Per questo si ferma, si interroga, prova a capire che cosa non ha funzionato. Cercherà di capire cosa pensa le gente di lui e cosa si aspetta” (G. Piccolo).
Questa Domenica ci aiuti veramente e responsabilmente a confrontarci con questo modo di reagire di Gesù e della gente! Convertiamoci alla imprevedibilità del Dio di Gesù, che ci stupisce e che fa sempre nuove le cose, e al tempo stesso quando sperimentiamo, come Gesù, un fallimento, fermiamoci e cerchiamo di comprendere in profondità le ragioni, i motivi più profondi del perché abbiamo fallito o non siamo riusciti a farci comprendere dai nostri interlocutori.
Come sarebbe veramente cambiata la vita degli abitanti di Nazareth se fossero venuti da Gesù nella fede! Dobbiamo chiederGli ogni giorno di aumentare la nostra fede, per aprirci sempre di più alla sua azione amorosa, colma di tenerezza in noi, per il nostro bene e il bene del mondo.
Sia benedetta questa Domenica nel nostro incontro con Gesù, che ci rinnova e ci cambia sempre.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino