Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57

XX Domenica del tempo ordinario anno c

17-08-2025

Il Vangelo di questa Domenica, che contiene alcune parole “dure” di Gesù, è uno dei testi più incompresi, spesso manipolato e strumentalizzato. Cerchiamo, quindi, di leggerlo e interpretarlo secondo quella autorità che è propria della Parola del Signore.

Gesù continua il suo viaggio verso Gerusalemme con la sua comunità itinerante dei discepoli ed è profondamente consapevole che sarà ucciso. Vive il suo viaggio verso Gerusalemme come un esodo da questo mondo al Padre attraverso la morte in croce.

L’evangelista Luca ci consegna alcune convinzioni di Gesù, in questo caso confessione e profezia.

“Innanzitutto Gesù dichiara: “Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già divampato!”. Questa la ragione della sua “venuta” da Dio sulla terra: è venuto a gettare fuoco! È evidente che qui il linguaggio di Gesù è parabolico, che non parla del fuoco divorante che brucia e terrorizza ma di un altro fuoco, di una forza divina che egli è venuto a portare tra gli umani e che desidera si manifesti e agisca. L’esperienza della presenza e dell’azione di Dio è sentita da Gesù come fuoco che brucia, illumina e riscalda, ed egli deve essere ricorso più volte a questo linguaggio simbolico” (Enzo Bianchi).

Gesù è passionale e sente l’esigenza di confessare questa passione che lo abita. Desidera che “il fuoco dello Spirito”, fuoco di amore, incendi il mondo, arda nel cuore di ogni persona e trasformi ogni cosa nel Suo Regno di pace e di amore incondizionato. Il desiderio che Gesù provava nella sua vita terrena di portare il “fuoco dello Spirito” al mondo intero, lo desidera ancora oggi, per noi credenti di questo tempo, per la Sua Chiesa di oggi che deve sempre più ardere di questo fuoco, il fuoco del Vangelo che deve “bruciare” il mondo, la storia, gli uomini e le donne del nostro tempo. La Chiesa non può permettere o consentire che questo fuoco sia coperto dalla cenere, che non bruci!

Dopo questa confessione di Gesù, segue un altro pensiero strettamente collegato al primo: “Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finchè non sia compiuto”. Ecco espresso un altro desiderio di Gesù, che non è tanto un desiderio di sofferenza, di dolore, ma di compiere radicalmente e totalmente la volontà del Padre, donando la sua vita perché gli altri vivano in pienezza. Si tratta dell’annuncio della sua passione e morte! Questo evento accadrà, lo attende, ed Egli non si sottrarrà, anzi si consegnerà nella fedeltà obbediente al Padre, a Dio.

Ci troviamo sempre nel linguaggio simbolico, e per Gesù il suo battesimo non è evidentemente un rito ma un vero e reale bagno di sangue e di morte. È chiaro che è angosciato, ma Gesù non vede l’ora che si compia presto.

Non è che Gesù desideri la morte e la sofferenza, in Lui non c’è nessuna volontà “dolorista”, masochistica, ma è suo desiderio che si acceleri il cammino verso la pienezza della volontà di Dio.

Segue poi un ultimo pensiero di Gesù nel Vangelo di questa Domenica: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»”.

Opportunamente Enzo Bianchi sostiene: “Attenzione, non che Gesù desiderasse la divisione tra gli umani e nella sua comunità, non che amasse vedere le contrapposizioni alla pace, ma sapeva bene che questa è la necessitas, “il necessario” nell’ordine di questo mondo. Appare un giusto, ed ecco che tutti si scatenano contro di lui; appare una possibilità di pace, e quelli che sono armati reagiscono; appare Gesù, e subito, fin dalla sua nascita, si scatena il potere omicida. Mentre gli angeli a Betlemme annunciano “pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14), il potente tiranno di turno, allora Erode, fa una strage di bambini innocenti e ignari (cfr. Mt 2,16-18). Sono i falsi profeti a dire e a cantare sempre che “tutto va bene!” (cfr. Ger 6,13-14; Ez 13,8; Mi 3,5), mentre invece bisogna essere avveduti. Ripeto, più il Vangelo è vissuto da uomini e donne, più appaiono la divisione e la contraddizione, anche all’interno della stessa famiglia, della stessa comunità. Fino al manifestarsi dell’indicibile: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre…”.

Se siamo onesti nel discernimento dell’oggi che viviamo, dobbiamo riconoscere che nelle nostre comunità cristiane avviene quanto Gesù ci dice. Al Regno di Dio si accede attraverso molte tribolazioni, prove e divisioni, e Gesù rimane “Principe di Pace” (Is 9, 5) e la sua vittoria è assicurata.

“Ecco perché io vi auguro tanto che l’annuncio per il quale voi siete stati chiamati sia un annuncio audace; non siate i depositari dello status quo, non dovete essere i notai della realtà … dovete essere i profeti del cambiamento. Perché se noi credenti non stiamo sulle mura della città per scrutare l’aurora che arriva, che credenti siamo?” (Don Tonino Bello ai giovani, 1993).

Lasciamoci convertire da queste parole dure ma vere di Gesù consapevoli che il cristianesimo è stato, è e sarà sempre segno di rottura e contraddizione.

Buona Domenica.

 

   Francesco Savino

condividi su