XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno B)

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno B)
11-09-2021

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Is 50,5-9a; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

12  Settembre  2021

Gesù, mentre si dirige “con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo” prima di  salire a Gerusalemme, avverte la necessità di fermarsi e di interrogare i suoi discepoli sulla sua identità: “La gente, chi dice che io sia?”. Il Gesù dell’evangelista Marco fa spesso domande; i discepoli sono continuamente sollecitati a riflettere sulle ragioni della loro sequela e, soprattutto, sul mistero della persona di Gesù.

La folla, secondo il racconto dei discepoli, vede in Gesù Giovanni Battista, alcuni pensano che sia Elia, altri uno dei Profeti, un inviato di Dio venuto ad alleviare il dolore di molti aprendo varchi di speranza. La risposta della gente è sempre bisognosa di puntualizzazioni e Gesù, infatti, non acconsentirà al suo desiderio di divenirne il capo politico. A Lui preme conoscere quale idea si sono fatti i suoi discepoli sulla sua identità: “E voi chi dite che io sia?”. Pietro risponde a nome di tutti: «Tu sei il Cristo».

Dopo la professione di fede di Pietro, per la prima volta, Gesù annuncia la sua passione, morte e resurrezione. Egli è “il Cristo”, ma i tratti che lo contraddistinguono sono molto diversi da quelli immaginati dai suoi discepoli. Gesù utilizza quattro verbi che scandiscono il destino di sofferenza e di gloria che attende il “Figlio dell’uomo”: soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso, risorgere.

Nel momento stesso in cui i discepoli credono di aver compreso qualcosa sulla identità del loro Maestro, ecco che si vedono “scaricare addosso” parole indubbiamente scioccanti ed incomprensibili, un Messia che deve passare per il rifiuto e la riprovazione, la sofferenza e la morte.

Essi rifiutano di “dover passare per la via della passione” e vorrebbero piuttosto un destino diverso per il Messia.

Esplode un contrasto molto forte tra Gesù e i suoi ed è Pietro a farsi avanti disapprovando senza mezzi termini, le parole di Gesù.

Con altrettanta energia, guardando i suoi discepoli, Gesù rimprovera Pietro dicendo: “Va dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini”.

In nessun altro passo del Vangelo è registrato un dissenso così violento tra Gesù e Pietro. Gesù si comporta con Pietro come con un indemoniato. Colui che aveva chiamato poco prima Gesù “il Cristo”, si vede ora apostrofare con un titolo terribile e durissimo: “Satana!”.

Chi non pensa “secondo Dio”, chi si lascia guidare da desideri umani e da istinti carnali, chi si lascia sedurre dalla logica “secondo gli uomini”, fa il gioco dell’avversario di Dio. Pietro, invece di mettersi dietro Gesù, si mette davanti a Lui ostacolando il suo cammino e frapponendosi tra Lui e il Padre suo, come cercava di fare il Tentatore nel deserto.

Gesù, convocata la folla insieme ai discepoli, ricorda la chiamata iniziale: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E aggiunge: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.

Si tratta, dunque, di dire  no” a se stessi, per dire di “sì” a Dio. Si tratta di entrare nella logica paradossale del Vangelo che esige di percorrere la via della croce seguita da Gesù; si tratta di spossessarsi della propria vita per riceverla nuova e salvata dalle mani di Dio.

Provocati anche noi dalla domanda sulla identità di Gesù, chiediamoci se siamo disposti a seguirlo rinunziando a tutte le pretese del nostro io.

Buona Domenica.

 

✠   Francesco Savino

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