XXX  Domenica del Tempo Ordinario 28 Ottobre 2018

XXX  Domenica del Tempo Ordinario 28 Ottobre 2018
27-10-2018

XXX  DOMENICA  DEL TEMPO  ORDINARIO [SCARICA]

28  Ottobre  2018

Prima dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, dove si svolgerà l’ultima parte della sua esistenza terrena, Marco narra l’incontro di Gesù con un uomo cieco. Come la guarigione del cieco di Betsaida (cf. Mc 8,22-26) precedeva immediatamente la confessione di Pietro a Cesarea (cf. Mc 8,27-30), così questo incontro è una sorta di preludio all’acclamazione messianica di Gesù da parte delle folle che accompagneranno la sua entrata nella città santa (cf. Mc 11,1-10) (cfr. Enzo Bianchi).

“… Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazzareno, cominciò a gridare e a dire: «figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»”: più che un racconto di miracolo il testo del Vangelo di Marco presenta un cammino esemplare di fede. Per Marco “il cieco guarito è il tipo del discepolo, come è il tipo del catecumeno che, dopo essersi spogliato degli abiti (simbolicamente, dell’uomo vecchio: v. 50), conosce l’immersione battesimale scendendo nel buio delle acque e riemergendo da esse alla luce che gli consente di vederci chiaramente per camminare in una vita nuova tracciata da Gesù Cristo (il battesimo era chiamato anticamente “illuminazione”: v. 52). Il cammino di fede nasce dall’ascolto (v. 47), diviene invocazione e preghiera (vv. 47-48), discernimento e accoglienza di una chiamata (v. 49), incontro personale con il Signore (vv. 50-52a), sequela di Cristo (v. 52b). Questo cammino implica un dinamismo spirituale per cui l’uomo passa dalla stasi alla mobilità, dall’emarginazione alla comunione, dalla cecità alla fede. La salvezza poi, che consiste nella relazione con Gesù, viene esperita dal credente non tanto come stato a cui si perviene e in cui ci si installa, ma come cammino in cui si persevera” (cfr. Luciano Manicardi). In sintesi possiamo dire che il cieco Bartimeo oltre ad esprimere una richiesta ostinata di compassione e di misericordia, che non si lascia assolutamente intimorire dai rimproveri di quanti vorrebbero zittirlo, rappresenta una vera e propria professione di fede, che proclama Gesù quale “figlio di David”, cioè Cristo, il re-messia a lungo atteso da Israele e inviato da Dio per instaurare il suo regno di pace e giustizia sulla terra (cfr. 2 Sam 7, 8-17; Is 11, 1-9). 

Gesù al contrario di quei molti che rimproveravano il cieco perché tacesse, “si fermò” e disse: “chiamatelo!”. “Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!»”.

In questo contesto i discepoli e la folla che situano fra Gesù e il cieco divengono simbolo della comunità cristiana che ha ricevuto dal Signore il mandato di farsi ministra della sua chiamata (versetto 49), ma, al tempo stesso, rappresentano anche, la possibilità della comunità cristiana di essere ostacolo all’incontro degli uomini, in particolare dei più emarginati (Bartimeo è cieco, mendicante e siede “ai lati della strada”, ai margini di una via e di una vita da cui è escluso).

Il cieco, gettato via il mantello, venne da Gesù e si sente dire: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Bartimeo non chiede un posto di onore, una visibilità sociale, un lavoro, ma “che io veda di nuovo!”. Gesù allora esclama: “Và, la tua fede ti ha salvato”. Il vero miracolo, che viene raccontato qui, non è tanto la guarigione della vista ma il miracolo della fede, una fede capace di andare oltre la visibilità della realtà e di sperare anche tutto ciò che sembra impossibile. 

“E subito vide dinuovo e serviva lungo la strada”: l’incontro del cieco con Gesù gli ha “cambiato la vita” e ora diventa un suo discepolo, prese a seguirlo. Il cristianesimo, ancora una volta ci dice il testo del Vangelo, è un incontro, una relazione, è mettersi alla sequela di Gesù.

Per concludere, è bello sottolineare che l’azione di Dio in Gesù nella persona è, al contempo, “illuminativa e trasformativa”, il “vedere” è inscindibile dal “seguire”! 

Dopo questo incontro tra Gesù e Bartimeo “Tutto ormai è pronto per capire quanto sta per accadere in Gerusalemme, la croce come luce e fonte di luce, nel dono di sé a chi sradica dal sé sta il massimo della illuminazione. Occhi, e lo diciamo a conclusione, resi veggenti solo se lo desiderano e lo urlano con tutto l’essere facendo proprio l’ «Abbi pietà di me» di Bartimeo, la preghiera del cuore che inesorabilmente fa breccia nel cuore di Cristo. Abbi pietà di me, fa di me a similitudine di te un veggente di Dio luce e di me stesso e degli altri come figli della luce chiamati a camminare alla luce dell’amore versando lacrime di dolcezza sulla ferita del mondo, a segno di occhi guariti” (Giancarlo Bruni).

Buona domenica.

   Francesco Savino

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