Siamo alla penultima Domenica del Tempo Ordinario. Domenica prossima celebreremo la festa di Cristo Re dell’Universo, chiusura dell’anno liturgico, e la Domenica seguente inizieremo a celebrare il Tempo di Avvento.
La Parola di Dio di questa Domenica, sia la prima lettura tratta dal libro di Daniele che il Vangelo, utilizzano un linguaggio apocalittico che al tempo in cui è vissuto Gesù era usuale, ma che è molto distante dal nostro modo di parlare. Si tratta di un genere letterario, di un linguaggio fortemente simbolico, pieno di contrasti, esagerato per colpire l’immaginario e il sentire, perché guarda alla storia cercando soprattutto di coglierne gli elementi decisivi, ciò che va assolutamente visto se non si vuole perdere l’occasione significativa e decisiva per vivere.
I toni del linguaggio vengono fortemente esasperati e si racconta la vita come un teatro di una lotta tra il bene e il male, spingendo chi ascolta o chi legge a prendere posizione e ad agire di conseguenza, perché è ormai giunto il momento decisivo. Se è vero che è un linguaggio a cui noi non siamo abituati, è anche vero che è un linguaggio sensato, significativo per descrivere la vita umana: non è forse vero che ogni momento della vita va vissuto come se fosse quello decisivo?
Sostiene opportunamente la teologa Simona Segoloni Ruta: “Come possiamo sapere se quello che sta accadendo è la svolta cruciale della nostra vita o semplicemente l’ultima cosa che ci è data di vivere? E non sono forse tutte le generazioni di fronte al fatto che potrebbero essere l’ultima (così come dice Gesù nel Vangelo) e di fronte ad un tempo di grande angoscia (così come dice il libro di Daniele)? La crisi ambientale, la crisi economica, la pandemia, non ci mettono di fronte all’urgenza di agire come se questi fossero gli ultimi tempi che abbiamo a disposizione? Non lo sono forse davvero?”.
Nello scorrere del tempo siamo tutti chiamati a riscoprire che questo è il momento decisivo, perché proprio in questo momento angosce e tribolazioni, come ci dicono la prima lettura e il Vangelo, ma non solo, si fanno più intense. Proprio in questo tempo, però, Dio viene a salvare il suo popolo. “Come quando vediamo intenerirsi il ramo degli alberi e spuntare le prime foglie noi sappiamo che arriva la bella stagione, così quando si staglia all’orizzonte quello che più spaventa, le minacce per la vita e per l’umanità intera, proprio ora bisogna cogliere la presenza del Figlio dell’uomo, del Risorto, che indica la via della vita da seguire, proprio ora si fa più vicina la salvezza” (Simona Segoloni Ruta).
La seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei, in maniera significativa ci fa comprendere che Gesù il Cristo, il Risorto, ha già attraversato angoscia e morte, passione e sofferenza, mostrandoci la loro sconfitta e ora attende che ogni morte, venga sottomessa ai suoi piedi.
Se teniamo fisso il nostro sguardo, il nostro cuore pensante a Lui, se custodiamo con responsabilità le Sue parole, possiamo attraversare le tribolazioni, le angosce e lo sconvolgimento del mondo, indicato dall’evangelista Marco con l’immagine dei corpi celesti che perdono luce e altezza, consapevoli, come dice il salmista, che il Signore è nostra parte di eredità, che la nostra esistenza è nelle sue mani e, proprio per questo, possiamo gioire e riposare perché Dio ci indicherà sempre il sentiero della vita in fondo al quale ci attendono gioia piena e dolcezza senza fine. Abbandoniamoci allora con Cristo nel cuore del Padre, abitando ogni crisi, ogni situazione umanamente difficile o insopportabile, certi che non saremo assolutamente abbandonati alle forze del male o alla morte, perché Lui è con noi sempre.
E con tale certezza in questa Domenica celebriamo l’VIII Giornata Mondiale dei Poveri. Anche quest’anno il Santo Padre Francesco ci ha consegnato un messaggio dal titolo “La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr. Sir 21, 5)”. Tra l’altro, in questo messaggio, leggiamo: “La violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare. I discepoli del Signore sanno che ognuno di questi “piccoli” porta impresso il volto del Figlio di Dio, e ad ognuno deve giungere la nostra solidarietà e il segno della carità cristiana. «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 187)”.
Ed egli aggiunge che “La Giornata Mondiale dei Poveri è diventata ormai un appuntamento per ogni comunità ecclesiale. È un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità. È un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi”.
Lasciandoci convertire dai poveri, dal niente mendicante del cuore di Cristo, e sicuri, come ci ha detto la Parola di Dio, che il Signore in ogni crisi che viviamo non ci abbandona, auguro a tutti una serena Domenica.
✠ Francesco Savino