La Croce di Cristo essenza delle beatitudini, Lettera Pastorale Quaresima-Pasqua 2019

Francesco Savino
Vescovo di Cassano all’Jonio

LA CROCE DI CRISTO ESSENZA DELLE BEATITUDINI
Fraternità e minorità nella vita cristiana

Lettera Pastorale Quaresima-Pasqua 2019

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La croce di Cristo e le beatitudini

In questo periodo di Quaresima – Pasqua vorrei invitare ciascuno di noi a riflettere su due aspetti della vita cristiana che apparentemente sembrano non collegabili: la croce di Cristo e le beatitudini. In che cosa può essere beato Colui che subisce il supplizio della croce come il più efferato dei criminali, pur essendo totalmente innocente? Nell’ultima beatitudine Matteo riporta le parole di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi». (Mt 5,11-12)

La Beatitudine del cristiano sta nel ricalcare le orme del suo Maestro, nel difenderne la sua causa. Questo lo rende beato, gradito agli occhi di Dio, e quindi degno di essere riconosciuto suo discepolo. Le Beatitudini sono la carta d’identità del discepolo di Gesù, di colui che in questo mondo difende la sua causa.

Ma qual è la causa di Gesù dinanzi a questo mondo? La Verità innocente che smaschera la violenza del mondo, quella che si “nutre” di vittime innocenti.

Come non pensare alle tante vittime innocenti della violenza mondana che scorrono sotto i nostri occhi nelle notizie che quotidianamente ne fanno un reportage accurato?! Una violenza che si trasforma per noi cristiani in domanda di senso: dove risiedeil significato di tutto ciò? Perché nel mondo continua a perpetrarsi tale violenza che sembra essere senza fine?

La Croce di Cristo è portatrice di una sapienza che viene da Dio e che quindi il mondo non si può dare da sé: essa ci insegna che il mondo, nel suo fondamento, è contraddittorio perché “uccide” per paura di ciò che egli stesso ha evocato: la violenza, come negazione di Dio e dell’uomo. Uccidere è sempre negare Dio, “uccidere Dio”! E negando Dio, si nega l’uomo.

Questa è la sapienza della croce!

1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9 Beati i pacificatori,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Mt 5, 1-12).

Le Beatitudini rappresentano le caratteristiche di coloro che stanno dalla parte delle vittime innocenti, soprattutto di quella vittima innocente eletta che è Gesù! Gesù è la primizia delle vittime innocenti!

Le Beatitudini restituiscono l’innocenza della relazione originaria tra Dio e la persona umana, una relazione che la violenza del peccato lacera e trasforma!

Le Beatitudini restituiscono la matrice della figliolanza divina e costituiscono il modello della fraternità cristiana.
Nella sua relazione originaria con Dio, il cristiano trova la sua identità in questo mondo! Come è Dio in questo mondo, così è il credente in lui! Tutto ciò costituisce l’essenza delle Beatitudini.

Francesco e la “perfetta laetitia”

Lo spartiacque nella storia della Chiesa circa la ridefinizione di un modello di vita che ricalcasse l’essenza delle Beatitudini secondo l’insegnamento di Gesù è stato sicuramente Francesco d’Assisi.

Purificato dalla retorica pauperista, Francesco d’Assisi vive il suo amore per Cristo secondo uno stile che possiamo riassumere in 2 punti essenziali:

– La fraternità come negazione di ogni “privilegio di primogenitura” in quanto riconosce in Cristo l’unico vero Maestro;
– La minorità come antidoto contro il potere ed esercizio costante nella custodia della stessa fraternità.

Per Francesco d’Assisi la perfetta laetitia è conformarsi alla croce di Cristo attraverso una vita di fraternità e minorità.

La fraternità cristiana, com’è vissuta da Francesco, è un modello di vita rivoluzionario per ogni tempo e un valido pungolo per ogni cultura che fa del proprio narcisismo un assoluto intrascendibile.

Fraternità e minorità liberano dall’ossessione narcisistica che la cultura occidentale in cui viviamo ha imboccato con la modernità. Ma la fraternità e la minorità sono anche delle sfide ancora aperte per le nostre comunità cristiane.


La croce di Cristo e gli stili di fraternità

La croce di Cristo è l’insegnamento più alto per i suoi discepoli in quanto fondamento di una fraternità fondata sulla “morte amorosa” di Dio. Da essa discendono diversi stili di fraternità che la incarnano; ne indichiamo tre:

1) Comunicarsi l’essenza di Dio: tra noi cristiani torni usuale una comunicazione veritiera che superi la logica della strumen-talizzazione ed edifichi l’altro nel suo essere figlio di Dio.

2) Vivere relazioni dal complesso al semplice: occorre superare il clientelismo relazionale che crea un sistema di relazioni che riducono l’uomo a funzione di un gruppo di potere o di un sistema di conoscenze. Quanto è comune questo fra noi cristiani, e quanto questo offusca l’autentico rapporto di gratuità che dovrebbe strutturare le nostre comunità!

3) Generare valore nell’altro: vedere l’altro come un valore da generare e come il luogo in cui generare un valore per l’intera collettività. Abbandonare l’assistenzialismo pietistico per scoprire e lasciar emergere invece, la ricchezza che Dio ha deposto nelle vite di ciascuno di noi con una maieutica di verità. In questo modo le parole del Signore “Amatevi l’un l’altro come (e perché) io ho amato voi” (Gv 15,12) supererebbero lo scoglio della retorica in cui molto spesso noi cristiani le facciamo incagliare!

La Risurrezione di Cristo e gli stili di minorità

“Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!” (Col 3,3).
Se la nostra vita vera è nascosta con Cristo in Dio, nell’esercizio di questa vita siamo chiamati a superare ogni tentazione di prevaricare sull’altro; la minorità, manifestazione delle primizie della resurrezione, è antidoto ad ogni abuso di potere e ridimensionamento delle pretese sulla vita dell’altro.

La risurrezione di Cristo informa e performa tutta la vita del cristiano distillandosi in quelli che possiamo chiamare stili di minorità. Ne indichiamo tre che ci sembrano essenziali per la vita delle nostre comunità:

1) Silenzio e preghiera. Sono i due capisaldi della vita spirituale cristiana perché preparano l’interiorità dell’uomo all’intimità con Dio e alla comprensione della sua Parola di Verità. Silenziare gli echi della vita compulsiva contemporanea per “appartarsi” con il Signore è necessaria “igiene mentale” per una vera preghiera del cuore.

2) Attenzione e cura delle ferite dell’umano. Le ferite della passione del Cristo sono squarci di senso nella brutalità della violenza umana, squarci in cui Dio si infiltra conla sua attenzione e la cura per l’uomo smarrito e sofferente!

Le nostre comunità siano luoghi in cui si pratichi l’ascolto amorevole delle ferite, prima vera forma di sanazione di ogni male.

3) Studio condiviso e generazione di idee. Come non auspicare che le nostre comunità diventino dei cenacoli di vita e di pensiero, in cui l’attenzione al mondo alla luce della Parola di Dio, che non deve essere mai travisata o smarrita, generi idee condivise e progettualità autentiche che facciano della grazia del Signore il valore aggiunto all’intelligenza umana?

Conclusioni

Delineare un percorso quaresimale e pasquale per tutta la comunità ci spinge a dare valore al tempo che viviamo e a riscattarlo dalla logica della decadenza in cui molte volte le nostre comunità rischiano d’incorrere. Il mistero pasquale allora, nella sua inesauribile profondità, ci afferra e ci conduce, senza esitazioni, sulle vie dell’eternità! Non un messaggio di rassegnazione di fronte agli abusi che il discepolo sperimenta, ma un impulso incontenibile a non cadere in alcuna forma di rassegnazione nella sequela di Cristo. Questo è il cuore delle beatitudini illuminate dalla croce di Cristo. Per questo la prima e l’ottava beatitudine riguardano non il futuro ma il presente di chi povero in spirito e perseguitato a causa della giustizia possiede sin da ora il regno dei cieli. Contro una visione oppiacea che dovrebbe acquietare il cuore dei credenti, le beatitudini sono il messaggio più rivoluzionario proposto da Gesù per i suoi discepoli. Spingono a credere contro qualsiasi evidenza che il Signore, crocifisso e risorto per noi, è dalla parte nostra e “nessuno potrà mai separarci dal suo amore” (Romani 8,35).

Cassano, Mercoledì delle Ceneri 2019

06-03-2019
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