Solennità Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Solennità Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
11-06-2023

Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

 

11  Giugno2023

 

Noi, Chiesa in cammino, celebriamo oggi la festa del “Corpus Domini”, del Corpo e Sangue di Cristo, una festa che diventa occasione per “abitare” il mistero dell’Eucarestia, per comprenderne maggiormente il significato e, nel contempo, per adorare il Corpo e il Sangue del Signore, donati per tutta l’umanità, nessuno escluso.

Entrando in dialogo con la Parola di Dio s’impongono alla nostra coscienza di credenti alcuni verbi significativi: ricordare, fidarsi, celebrare, vivere.

Il passo del Deuteronomio che oggi si legge insiste sul tema del “ricordare”.

L’essenza della fede è un “ascolto” che deve diventare “ricordo di Dio” e della Sua opera di salvezza. Come qualcuno giustamente annota, l’ascolto alimenta il ricordo, e il ricordo dà all’ascolto la forza del “desiderio”.

In un mondo complesso come quello di oggi, senza memoria o con una memoria deficitaria, che rende l’uomo incapace di vivere una memoria che diventa memoriale, cioè un passato che viene rivissuto nell’oggi, facciamo fatica a ricordare e opportunamente, come sosteneva Papa Francesco nel 2017, l’Eucarestia “forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il Suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi”.

L’Eucarestia, memoria riattualizzante della Pasqua di Gesù, rende presente nel qui ed ora della nostra vita quell’“accadimento” da cui scaturisce tutto l’amore incondizionato di Dio, Padre, per l’umanità.

L’altro verbo è “fidarsi” di Dio.

“Ti ha fatto uscire dalla terra di Egitto”. Annota don Sandro Ramirez che “È bello pensare all’Eucarestia come pegno della nostra liberazione, caparra del nostro riscatto, del passaggio da schiavi ad amici. E questa amicizia si fonda sulla fiducia nella fedeltà di Dio, nella Sua Parola, che trova nella celebrazione dell’Eucarestia il luogo privilegiato dell’ascolto religioso e obbediente”.

Celebrare, l’altro verbo.

La celebrazione non è ripetere abitudinariamente e stancamente riti, parole e segni. Il rito è senz’altro importante nella celebrazione ma se non è animato dallo Spirito che vivifica e attualizza, non serve evidentemente a nulla. Il “mangiare” e il “bere” che troviamo ripetutamente nella pagina del Vangelo di oggi, trovano il significato più bello e più vero nello Spirito.

Come afferma la bella sequenza della Liturgia di oggi, l’Eucarestia è quel “pane vero dei figli”.

Nella Evangelii Gaudium Papa Francesco ci esorta a “festeggiare” sempre e con gioia. Ci dice che “l’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi”.

La Solennità del Corpo e Sangue di Cristo impegna noi tutti credenti, facenti parte del Corpo di Cristo, a non smarrire mai la bellezza e la gioia perché la celebrazione è sempre incontro con il Risorto ed esperienza della Sua presenza.

Un ultimo verbo caratterizza questa Solennità: “vivere”.

Guai se la celebrazione si limitasse solo ai riti senza generare vita.

L’Eucarestia diventa vita e nel contempo anticipa e apre alla vita eterna, è sintesi tra celebrazione, vita quotidiana ed eternità.

Tra l’altro ogni Eucarestia celebrata diventa servizio alle persone più impoverite e fragili, e ogni servizio a queste persone si invera nell’Eucarestia.

A questo proposito è giusto ed è bello ricordare che lì dove i Vangeli sinottici parlano della istituzione dell’Eucarestia, il Vangelo di Giovanni racconta la lavanda dei piedi.

Noi Chiesa facciamo l’Eucarestia ma è l’Eucarestia che fa la Chiesa. In questa sintesi osmotica non dimentichiamo che sarebbe un grande errore non sedersi a tavola, e altrettanto lo sarebbe rimanere seduti.

In questo dinamismo di sosta e cammino ci è di esempio Maria, la “fornaia” del pane disceso dal cielo, come amava chiamarla il venerabile don Tonino Bello.

Mangiando il Corpo di Cristo e bevendo il Suo Sangue si realizza un metabolismo eucaristico, contrario a quello biologico, che ci fa diventare Corpo del Signore.

Si noi siamo realmente il Corpo di Cristo!

«Questo è il grande mistero che noi innanzitutto adoriamo: “la Parola si è fatta carne” (Gv  1,14) in Gesù; la carne di Gesù si è fatta pane, nostro cibo (cfr. Gv  6,51); il pane nostro cibo, che è Gesù con tutta la sua vita, morte e resurrezione, ci dà la vita eterna (cfr. Gv  6,58)» (Enzo Bianchi).

Accostiamoci all’Eucarestia con desiderio ardente che bruci i nostri peccati e illumini i cuori” (San Giovanni Damasceno).

Buona Domenica del “Corpus Domini”.

 

 

   Francesco Savino

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