XII domenica del tempo ordinario (anno B)

Gb 38,1.8-11; Sal 106; 2 Cor 5,14-17; Mc 4,35-41

23-06-2024

Gesù, dopo aver annunciato alcune parabole ai discepoli e alle folle da una barca appena scostata dalla spiaggia, decide di passare all’altra riva: si tratta di una “uscita” dalla terra di Israele per andare verso una terra abitata dai pagani.

Compie questa scelta coraggiosa perché vuole annunciare la misericordia di Dio a tutti, anche alle genti.

I discepoli iniziano l’attraversata del lago prendendo con sè Gesù.

Accade, però, “una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca”.

Non dimentichiamo che il mare, per gli ebrei, è il luogo dove le forze del male si scatenano. Il naufragio sembra ormai inevitabile, eppure Gesù, a poppa, dorme. I discepoli sono angosciati e perdono la pazienza nel vedere Gesù addormentato. Decidono di svegliarlo, gridando: “Maestro, non ti importa che siamo perduti?”.

“Già questo modo di esprimersi è eloquente: lo chiamano Maestro (didáskalos) e con parole brusche contestano la sua inerzia, il suo sonno. Parole che nella versione di Matteo diventeranno una preghiera – “Signore (Kýrios), salvaci, siamo perduti!” (Mt 8,25) – e in quella di Luca una chiamata – “Maestro, Maestro (epistátes), siamo perduti!” (Lc 8,24). Marco ricorda meglio i rapporti semplici e diretti, finanche poco gentili, dei discepoli verso Gesù…” (Enzo Bianchi).

Gesù, constatata la mancanza di fede, minaccia il vento ed esorcizza il mare, con le parole: “Taci, calmati!”. Il vento subito cessò e vi fu una grande bonaccia.

La tempesta sedata ha una grande portata simbolica perché ognuno di noi, e anche la Chiesa, la comunità dei battezzati, spesso si trova in situazioni di smarrimento, di tempesta, di naufragio. In queste situazioni ci sentiamo abbandonati da Dio, viene meno la fede a tal punto che diciamo: “Dio dove sei? Perché dormi? Perché non intervieni?”. Anche se crediamo di avere una fede adulta e matura, gli eventi drammatici della vita ci sovrastano, ci smarriscono e ci fanno percepire Dio come il grande assente.

Le parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli nella barca e oggi rivolte a noi, alla nostra vita, sono due domande che non possono non interpellarci: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

È significativo, allora, prendere coscienza che Dio ci salva non “dalla” ma “nella” tempesta!

Ai Suoi occhi siamo imperdibili e preziosi e ci ama davvero: che meraviglia!

Questo ci rimanda ad un bellissimo testo di Isaia 43,1-7:

“Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo…”.

Di fronte a ciò che è accaduto in quella barca, in quella tempesta, anche i discepoli si domandano: “Chi è dunque costui che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.

Come sono veramente importanti le domande! Esse attivano processi di riflessione profonda, aprono percorsi di una vera crescita. In questa Domenica facciamo nostre sia le domande di Gesù che quelle dei discepoli, cercando di acquisire la consapevolezza che credere è fidarsi e affidarsi senza “se” e senza “ma” all’amore di Dio in Cristo, il Risorto, che ha preso a cuore, custodendoci, la nostra vita.

Buona Domenica.

 

                                   ✠   Francesco Savino

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