XIII Domenica del tempo ordinario – B

Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

30-06-2024

 

“Vivere non è sempre facile. Passare all’altra riva del lago può spaventarci. Non sempre abbiamo il coraggio di affrontare le tempeste, non sempre crediamo nelle nostre capacità di superare gli ostacoli e fronteggiare le onde. E allora proviamo ad addormentarci pensando che al risveglio le cose saranno cambiate. Il sonno è talvolta un modo per illuderci, come se fosse possibile evitare la fatica di vivere. Ci sono però anche situazioni che ci travolgono e che non riusciamo più a gestire: la vita passa, scorre, ma non riusciamo ad afferrarla. Magari sono gli altri a dirci cosa fare, mentre noi non riusciamo mai a diventare protagonisti della nostra vita” (Gaetano Piccolo).

Le due figure femminili che il Vangelo di questa Domenica, XIII del Tempo Ordinario ci presenta, sono proprio la testimonianza concreta della fatica di vivere. Dobbiamo imparare a vivere, direi proprio alla scuola della vita stessa! Le due donne sono accomunate anche dal numero 12 che simbolicamente rappresenta un tempo significativo, compiuto: la fanciulla ha dodici anni, la donna ha perdite di sangue da dodici anni. Le due donne sembrano essere quasi un’unica persona, che segna l’intero arco della vita, dalla fanciullezza all’età adulta. In ogni stagione della vita possiamo sempre smarrire il suo senso e la stessa possibilità di vivere in pienezza. La donna emorraissa vive una vita “blindata”, non libera, più a causa del giudizio degli altri che per la sua condizione fisica.

Non dimentichiamo che per gli ebrei il sangue è la fonte della vita.

Il sangue che scorre nella donna non è possibile fermarlo.Deve fare i conti con una morte lenta e progressiva.

Questa condizione la rende impura agli occhi degli altri e quindi è costretta a vivere “isolata” perché entrando in contatto con gli altri li renderebbe impuri.

Tutti, a partire dai medici, le dicono cosa deve fare ma di fatto tutte le prescrizioni peggiorano la sua condizione.

Le stesse prescrizioni hanno un costo, non sono gratuite e questa donna, oltre a perdere la vita, perde anche tutti i suoi averi. Ormai è nella condizione di assoluta povertà.

Ed è bello constatare, e qui la bella notizia, che la donna guarisce proprio quando contravviene al divieto di restare isolata, tocca il lembo del mantello di Gesù, furtivamente, con tutta la paura possibile, perché cerca di non essere vista. Questa donna  al tempo stesso ha imparato ad essere discreta e ha mantenuto salda la sua fiducia in Dio, che tutto può. Ed è molto bello che questa storia si intrecci con la storia di un padre che ha chiesto aiuto a Gesù per la sua figliola.

È un padre autentico, che non perde tempo a lamentarsi o a litigare, ma esce per cercare aiuto. La vita di una figlia è una priorità per un padre!

Si fa voce forte di sua figlia e, non lasciandosi prendere dalla paura che ormai sia troppo tardi e non si possa fare più nulla, sa aspettare con fiducia.

Chi si fida di Dio non è preso né dalla fretta né dalla paura, ma sa attendere sperando con certezza che tutto si compirà per il bene.

Condivido la mediazione esistenziale che don Gaetano Piccolo fa del racconto della guarigione di questa fanciulla, quando dice che la sua storia ci riporta a tutti quei ragazzi e adolescenti che fanno fatica a vivere, spesso prigionieri di una noia che li blocca, che non consente loro neanche di chiedere aiuto, che rinunciano a vivere. Spesso trovano facili soluzioni nell’addormentarsi con sostanze o altro e, dormendo, attendono che qualcuno si avvicini loro e dia loro la cosa più importante, la fiducia. È l’atteggiamento più terapeutico quando ci si avvicina dando fiducia senza pregiudizio, senza aver già condannato la loro vita.

E Gesù, che prende per mano questa ragazzina, che entra empaticamente in relazione con lei, abbattendo ogni distanza, è, a mio avviso, lo stile educativo dell’adulto, che entra in contatto con lei e la invita, come Gesù, ad alzarsi.

“È come se Gesù riconoscesse le sue risorse e le sue forze. È come se le dicesse che crede nelle sue capacità. Può rimettersi in piedi. E infatti la fanciulla si alza e i genitori sono invitati a nutrirla per sostenerla nel suo cammino. Tutti noi attraversiamo situazioni di scoraggiamento, momenti in cui abbiamo paura di vivere o temiamo di non farcela ad affrontare le situazioni difficili e complicate che abbiamo davanti. In Gesù possiamo trovare la forza per riprendere in mano la nostra vita e per rimetterci in piedi, in lui possiamo ritornare a vivere” (Gaetano Piccolo).

Ancora una volta scopriamo nel Vangelo di questa Domenica che cos’è il cristianesimo, l’esperienza cristiana: l’incontro con Gesù che dà senso, fiducia e finalità alla nostra vita, rendendola più vera e più libera.

Il cristianesimo è sempre un’esperienza di bellezza che salva la vita.

Buona Domenica.

 

                                  ✠   Francesco Savino

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